Le Pergamene

Or de RennesNell'Or de Rennes (Julliard, 1967), Gérard de Sède sostiene che le pergamene furono ritrovate da Saunière, durante alcuni lavori di restauro, nella cavità interna del pilastro visigoto che sorreggeva l'altare (o, secondo un'altra versione, in una balaustra di legno) nella chiesa di S. Maria Maddalena.

Il testo della prima pergamena riporta un intero brano ripreso dal Codex Bezae, un antico manoscritto "latino" del Nuovo Testamento.

Nella seconda pergamena, invece, è stato riportato un brano più lungo del Vangelo di Giovanni (c 12, vv 1-11).

Entrambe contengono dei codici: nella prima è in chiaro ed è facilmente rilevabile per la presenza di alcune lettere rialzate tra le righe del testo; nella seconda è cifrato ed è nascosto tra le lettere del brano del Vangelo.

Sulle pergamene, però, non c'è concordanza sulle modalità di luogo, di tempo, di come siano state scoperte e sul loro effettivo numero e, inoltre, nessuno, a tuttoggi, ha mai potuto visionare gli originali; invero sono sempre circolate solo delle fotografie e delle riproduzioni a stampa anche per quelle in possesso di Jean Luc Chaumeil che dopo averle mostrate in più circostanze - sono apparse in un filmato televisivo - ne ha fatto bella mostra pubblicandole nel suo "Rennes le Chateau - Gisors, Le Testament du Prieuré de Sion" (2006).

Le testament du Prieuré de Sion

A questa particolarità non sembrano essere sfuggite neanche le copie delle pergamene che erano state in possesso di Gerard de Sède, utilizzate per vari scopi - riprese nei suoi libri nella riproduzione tipica del processo di stampa - ma che non sono mai state mostrate, nella loro originalità ed integralità, per intenderci nel modo in cui le aveva ricevute (fotocopia? fotografia?) e quanto detto vale anche per il figlio Arnaud che ha curato una recente ristampa del libro paterno per le edizioni ODS (2007).

In effetti, anche se la pubblicizzazione della scoperta e del contenuto dei messaggi segreti è avvenuta solo con de Sède, ancor prima ed almeno dal 1962, c'erano già state indicazioni, seppur scarse, dell'esistenza delle pergamene e, infatti, dettagli minini su di esse si trovano nella storia dattiloscritta e registrata al magnetofono da Noel Corbu, dei primi anni sessanta (o forse, 1955-56); dettagli che si ampliano, poi, nella raccolta dei suoi racconti orali che, in quello stesso anno, trovarono una sistemazione migliore nella breve storia sul tesoro di Rennes di Charroux.

Trésor du MondeNel suo "Le trèsor du monde" fu riportata la notizia della scoperta di alcune pergamene e che, su una di esse, si potevano leggere alcuni passi del Vangelo scritti in un misto di latino e francese.

Minimi rimasero invece gli accenni alle pergamene ed all'epitaffio della lapide della marchesa de Nègre riportati dall'anonimo autore della "Génealogie des rois mérovingiens" (1964).

Poi la storia si fece più chiara: vennero alla ribalta, nel 1965, il dattiloscritto "La puissance et la mort", forse di Corbu o di un anteriore ignoto autore.
Solo con l'anonimo scritto "I discendenti merovingi o l'enigma del Razes visigoto" i dettagli aumentarono con l'indicazione:

  • della comunicazione sul letto di morte, da parte della nobile Marie de Negri d'Ables, marchesa d'Hautpoul-Blanchefort, di un "segreto" all'abate Antoine Bigou, suo confessore e parroco della chiesa di Santa Maria Maddalena di Rennes e della relativa consegna allo stesso di una pergamena;
  • della visita dell'abate Bigou alle vecchie rovine della chiesa di San Pietro sempre a Rennes dov'erano nascoste quattro pergamene contenenti litanie alla Madonna e due brani dei Vangeli, uno di san Luca (cap. VI) e l'altro di san Giovanni (cap. XII);
  • della "traduzione", con l'aiuto della pergamena consegnata dalla marchesa, di un messaggio nascosto nelle pergamene trovate nella chiesa diroccata di san Pietro e contenente il "segreto" custodito nel tempo dalla famiglia Hautpoul;
  • della redazione di un messaggio pubblico, da parte dell'abate Bigou, costituito dal testo per l'iscrizione funeraria fatta incidere sulla lapide verticale della tomba della marchesa de Negre e poi posta nel cimitero attiguo alla chiesa; il messaggio è a doppio senso: anagrammando le lettere delle tredici linee dell'epitaffio si poteva ottenere quello nascosto da Bigou relativo al segreto confidatogli dalla marchesa;
  • della presenza di alcune anomalie delle lettere nelle pergamene che costituivano un messaggio in codice;
  • della scoperta di alcune pergamene, avvenuta nel febbraio 1891, da parte del muratore Babou all'interno della chiesa di Rennes durante i lavori di restauro dell'altare ed in presenza di Saunière;
  • della prima indicazione certa sul testo chiaro del messaggio nascosto (Bergère pas de tentation .. ).

In questo modo, il segreto confidato all'abate Bigou dalla marchesa venne diviso tra l'iscrizione funeraria (epitaffio) e le pergamene nascoste nella chiesa.
Le notizie fornite sui messaggi nascosti costituiscono l'ossatura essenziale della cifratura; mancano, però, i particolari, per accedere alle complesse tecniche crittografiche che verranno rese note solo alla fine degli anni '60. Infatti, le uniche indicazione chiare sono:

  • l'utilizzo dell'anagramma per la formazione del messaggio nascosto nella lapide;
  • la presenza di anomalie nella scrittura di alcune lettere contenute nelle pergamene;
  • l'appalesamento del messaggio finale nascosto nella pergamena.

Infine, nel 1966, l'anonimo Antoine L'Ermite riprodusse, in parte, nel suo "Un trèsor mérovingien a .. Rennes-le-Chateau", un testo quasi simile a quello di Charroux e, nell'aprile 1967 - alle porte dell'uscita del libro di De Sède - nei "Dossiers secrets de Henri Lobineau" attribuito a Philippe Toscan du Plantier c'era la notizia dettagliata dell'esistenza di ben quattro pergamene: due con complesse genealogie di alcune famiglie nobili collegate alla dinastia dei re merovingi e nelle altre due estratti di due Vangeli contenenti messaggi codificati dall'abate Bigou.

All'epoca della loro scoperta Saunière ne dovette preparare più copie.
Un primo gruppo venne fatto per il sindaco del comune di Rennes le Château che, venuto a conoscenza del loro ritrovamento, ne chiese a Saunière delle copie per porle negli archivi del Comune in quanto i due, sindaco e parroco, si sarebbero invece accordati per vendere gli originali il cui ricavato sarebbe dovuto servire per la ristrutturazione della chiesa. Su questa ricostruzione dei fatti ci furono polemiche e tutto si è complicato in quanto sembra che siano andate distrutte in un incendio scoppiato negli uffici comunali (1920?).

Meridiana a Saint Sulpice (foto di Giuseppe Cardoni, www.giuseppecardoni.it)Un secondo gruppo fu fatto per l'abate Emile HOFFET, l'esperto di esoterismo legato alla chiesa ed al famoso seminario di SAINT SULPICE di Parigi, dal quale Saunière era stato inviato dal vescovo di Carcassonne, monsignor BILLARD, per la decodificazione del testo cifrato delle pergamene (1891/1893?).
Alla morte dello studioso sembra che due pergamene originali - di contenuto religioso (litanie) - e le copie avute da Saunière furono rubate assieme ai numerosi volumi che componevano la sua biblioteca (1946), o vendute e, dopo alterne vicende, finirono in mano di istituzioni private (Lega Internazionale dei Librai Antiquari?, Cavalieri di Malta?, Oblati di Maria Immacolata - O.M.I?).

Nel "L'Or de Rennes" molti dettagli sulle pergamene, riportati neglii scritti anonimi pubblicati in precedenza, cadranno nell'oblio, in particolare, tutti i riferimenti alla genealogia e ad altre questioni storiche, mentre rimarranno alla luci della ribalta solo le due pergamene con i loro messaggi cifrati.
De Sède aveva specificato di aver ricevuto, di persona, le copie di due pergamene nel febbraio 1964 a Parigi specificando, in seconda battuta, che - così gli era stato assicurato - le copie dategli erano state tratte da quelle che, a suo tempo, erano state fatte da Saunière su richiesta del sindaco di Rennes.

Ovviamente i messaggi nascosti nelle pergamene e le tecniche usate per trovarli sono validi solo se si da per provato che le copie contenenti i brani evangelici - così come oggi le conosciamo - siano state tratte veramente dai manoscritti originali trovati dall'abate Saunière nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes-le-Chateau.
Ne consegue una ulteriore necessaria condizione per l'autenticità delle copie è, cioè che, le successive, fatte ed esibite a vario titolo, non abbiano subito manipolazioni di sorta poiché, ad un certo punto, circolavano "copie delle copie" moltiplicatesi a vista d'occhio per i motivi più vari (stampe, perizie, ecc.).

Forse anche altre pergamene di contenuto genealogico - le sole di cui tratti con dovizia di particolari lo stesso Plantard - ed il cui ritrovamento avvenne sempre tramite Saunière, furono lasciate in eredità ad una nipote dell'abate (Berta JAMMES) anche se nei due testamenti noti del curato non esiste alcun lascito o legato a favore della parente. Nel 1955 furono o vendute o, secondo un'altra versione, nel 1965 furono date in prestito ad un'associazione privata inglese con la clausola che, dopo venticinque anni, sarebbero dovute tornare in Francia per entrare in possesso di Pierre Plantard.

La critica non fu affatto benevola nei confronti de "L'Or de Rennes", che invece incontrò un grande successo nel pubblico che ne manifestò il proprio gradimento e, perciò, il libro apparve in ristampa sotto nuovi titoli ed in diverse edizioni per più di ventanni (Le trèsor maudit, Signé Rose-Croix) sino alla più recente edizione fatta pubblicare dal figlio Arnaud.

L'Or de Rennes Le Trésor Maudit Signé Rose Croix

A de Sède, però, venne rimproverato di non aver fatto abbastanza luce sul tesoro di Rennes e, semmai, di averne ancor più imbrogliata e confusa la storia. Tra gli appunti mossi, ovviamente, alcuni prendevano di mira la presenza dei troppi codici segreti cifrati (pergamene, libro di Boudet, testamento Hautpoul, ecc.), delle troppe morti sospette ma, soprattutto, del fatto che le due pergamene erano in tutta evidenza dei falsi e che non potevano essere stata l'opera dell'abate Bigou. Pertanto i critici si ponevano una domanda: quando e da chi allora erano state confezionate le pergamene?. Per loro questa era un'altra storia e si potevano solo avanzare delle ipotesi e, in ogni modo, se gli esperti cifratori dell'armata francese non ci avevano cavato nulla di buono era perché quelle carte non volevano spiegare nulla ed erano state fatte solo per imbrogliare.

Mgr Boyer, vicario generale di Carcassonne, fu ancor più severo e duro: a parte la segnalazione di alcuni errori storici in cui era incorso de Sède, portata davanti ai membri della Società delle Arti e delle Scienze, concluse che il libro non era altro che "un cumulo di supposizioni e di fictions".
Apparvero, poi, anche commenti di lettori su riviste specializzate - anch'essi non sempre favorevoli all'autenticità delle pergamene e dei suoi messaggi nascosti - come, ad esempio, nel 1970, sul "L'intermédiaire des Chercheurs et des Curieux" - dove, a firma Pumaz (J. Cagger), c'era un breve intervento in cui era questione di come il tesoro non poteva essere a Rennes-le-Chateau e, quindi, non poteva essere stato scoperto da Saunière. A seguire la spiegazione del fatto che l'abate Bigou avrebbe nascosto, ad arte, la propria firma nel testo inciso sulla lapide della tomba della marchesa de Nègre.

I documenti riprodotti nel libro di de Sède, quindi, sono copie di due sole tra le pergamene trovate da Saunière; gli originali, non essendo più disponibili, sono stati abilmente sottratti in modo da poter escludere qualsiasi possibilità di eseguirvi opportuni esami anche fisici.
Inoltre, nella forma in cui sono state pubblicate da De Sède, le due pergamene potrebbero non essere autentiche e, soprattutto, non risalire affatto ad un'epoca così antica come, invece, si voleva indurre a far credere per l'uso delle scritture onciale o semi onciale che sia e, quindi, considerarle come documenti coevi alla chiesa di Santa Maria Maddelena a Rennes fatta erigere dal re merovingio SIGEBERTO IV (771) - figlio di DAGOBERTO II - sulle fondamenta di una più antica costruita dai Visigoti.

Tutto questo ci porta a dover prendere in considerazione anche perché, alla versione "ufficiale" di de Sède, se ne siano poi aggiunte altre che raccontano un'origine diversa della loro formazione ed il cui aspetto rilevante consiste nell'ipotesi che o potevano contenere qualcosa di diverso da quello segnalato da de Sède o che potevano non essere l'opera dell'abate Bigou.

Ed è proprio il raffronto con queste versioni alternative che potrebbe condurci a scoprire il velo sulla "fabbricazione" delle pergamene. I critici di de Sède si erano già espressi dal 1967 su questo punto: quando e da chi allora erano state confezionate le pergamene?
Improvvisamente, infatti, all'inizio degli anni '70, iniziarono a circolare voci insistenti che le pergamene non erano di fattura antica né del tempo di Bigou ma erano state "fabbricate" più di recente; esse non avevano alcun legame con la storia antica di Rennes ed era state fatte "pour rire", o gabbare qualcuno.