L'analisi del messaggio nascosto nell'epitaffio

Tutti i ricercatori sono sempre partiti dal presupposto che lo strano testo della lapide abbia un senso alternativo alla semplice incisione mal fatta e, cioè, lo si crede un autentico messaggio nascosto. Se così non fosse sarebbe del tutto inutile discuterne.
Le notizie che da tempo circolano in alcuni dossier anonimi (almeno dal 1965), e da quanto riferito da de Sède nel suo primo libro sul tesoro di Rennes, confermano l'esistenza di un messaggio nascosto, costituito da un anagramma del testo visibile sulla lapide.

Nel nostro caso, però, era superfluo ricorrere ad un sistema così complesso con quello che, in crittografia, viene definito il "surchiffrement". Il metodo più semplice, la tecnica dell'anagramma, all'epoca dell'abate Bigou era già di per sé abbastanza robusto e sufficiente se, ancor oggi, nessuno è riuscito a capire quali siano le indicazioni esatte incise nella lapide per arrivare a scoprire il messagio nascosto e, quindi, non era affatto necessario complicare il problema passando l'anagramma di nuovo attraverso un'altra cifratura complessa come il metodo di de Vigènere.
è vero che chi fa una cifratura vuole che il messaggio rimanga nascosto a chi non è autorizzato a conoscerlo e, quindi, è necessario utilizzare una sistema sicuro che regga alla decrittazione del testo al fine di non consentire di trovare la soluzione senza conoscere il metodo e la chiave; con il destinatario giusto, invece, era sufficiente concordare e rendere chiaro il sistema e la chiave usati (o, quantomeno, un modo per conoscerli) per consentire una facile decifrazione del testo. All'epoca di Bigou, il metodo di de Vigènere era il sistema considerato il più sicuro contro ogni tentativo di lettura non autorizzata (decrittazione) - forse di più di quello della tecnica dell'anagramma - ma, anche fin troppo sicuro, perché nel caso in cui, per un qualche motivo si fosse persa la conoscenza del metodo e dei dati utili alla decifrazione, non sarebbe stato più possibile recuperare il testo del messaggio nascosto. Infatti, il metodo di decrittazione per il sistema di de Vigènere venne scoperto da Babinski solo pochi anni prima della fine del XVIII secolo.

La ricostruzione dei fatti che si propone, ovviamente, abbisogna di alcune ricerche per appurare l'ipotizzato scontro avvenuto tra i discendenti della marchesa d'Hautpoul e Saunière, sia per il reclamo sulla tomba, sia per il pagamento degli ingenti danni che gli furono chiesti poiché le fonti da cui sono state tratte queste notizie provengono da anonimi autori, la cui identità è coperta da pseudonimi, e potrebbero non essere attendibili.

Se, però, quest'intervento ultimo nel mistero è veramente accaduto, esso viene ad essere un altro degli aspetti importanti della vicenda perché darebbe sicura conferma della presenza, nel cimitero di Rennes le Chateau, di una lapide verticale sulla tomba di Marie de Negre, almeno dal 1895. L'anno, poi, è assai vicino a quello in cui fu scritto il libro di Stublein (1884) - questo darebbe credibilità alla correttezza delle sue informazioni date sull'epitaffio - del quale, peraltro, solo Tisseyre lo aveva fedelmente ricopiato dalla lapide.
Il testo inciso sulla stele della marchesa De Nègre è stato esaminato, sotto l'aspetto tecnico, da diversi ricercatori che hanno anche tentato, chi più chi meno, di dare un significato diverso - oltre l'evidenza - alle parole nell'iscrizione; in particolare ciò è accaduto per gli strani errori, se tali si vogliono considerare, che l'artefice della lapide od il committente dell'opera sembrerebbe aver commesso.

Troppi voli pindarici sono stati fatti per spiegare quelle anomalie e sarebbe stato, invece, opportuno limitarsi a più semplici considerazioni.

La riproduzione dell'insolito epitaffio in una tavola ci può aiutare, anche visivamente, a cogliere con immediatezza la natura delle differenze con il testo ritenuto esatto.

Testo dell'epitaffio della marchesa De Nègre

Le differenze riscontrabili sono di quattro tipi:

  1. sostituzione di una lettera, nelle parole CI, DABLES e MDCCLXXXI, con altre non compatibili o che ne stravolgono il significato (T, R e O al posto di I, B e C);
  2. evidenziazione di alcune lettere, rispetto allo stile adottato per le altre, con l'adozione della forma minuscola o, in altri casi, maiuscola ma a grandezza ridotta, rialzata od abbassata sul rigo di scrittura, (E di NOBLE, E finale di NEGRE, E di DE, P di SEPT, in sostituzione di E, E, E, P);
  3. troncamento in due di una parola o riunione di una alla successiva (M ARIE, SOIX ANTE, REQUIES CATIN, per MARIE, SOIXANTE, REQUIESCAT IN);
  4. lunghezza irregolare delle righe dell'epitaffio che presentano l'intero testo una modo disordinato.

Orbene, nel testo funerario sono state fatte sostituzioni, sapientemente mimetizzate all'interno, con una scelta opportuna delle lettere da cambiare e della loro posizione: questa operazione è servita per rendere uguali le lettere incise sulla lapide verticale, anche nel numero, a quelle che erano necessarie per adattarle al messaggio da nascondere che è così diventato un perfetto e completo anagramma dell'epitaffio.

Se assegniamo ad ogni lettera di quel testo un numero progressivo:

Numerazione delle lettere nel testo della lapide della marchesa De Nègre

possiamo anche formare una tabella, contenente la distribuzione delle lettere del testo nell'alfabeto francese, dove abbiamo raggruppato (zona verde) quelle uguali identificate dal numero di posizione loro assegnato:

Distribuzione delle lettere nel testo della lapide della marchesa De Nègre

Se, infine, si vuole fare un tentativo di codifica del messaggio segreto, prendendo le lettere della lapide nell'ordine di posizione indicato nella tabella sopra riportata (la 1^ A, la 1^ B, ecc., la 2^ A, la 2^ B e via di seguito) si segue una semplice regola con la quale si ottiene una delle tante possibili sequenze numeriche da applicare per cifrare il messaggio:

Sequenza numerica delle lettere nel testo della lapide della marchesa De Nègre

Il calcolo combinatorio, infatti, ci insegna che il numero totale delle sequenze, con cui è possibile formare tutti gli anagrammi con le lettere dell'epitaffio, compresi quelli che non hanno un senso linguistico compiuto, è pari alle combinazioni ripetute di 128 lettere, cioè al numero di quelle particolari combinazioni in cui si deve tener conto dei gruppi di lettere eguali (Tabella della distribuzione delle lettere: colonne LETT e NR):

28!/(12!*2!*7!*9!*24!*1!*3!*9!*1!*6!*4!*7!*5!*5!*1!*7!*6!*6!*4!*2!*5!

Si tratta di un numero molto grande (4,32*10^141), per cui è impossibile, anche con l'utilizzo di un moderno computer tra i più veloci, poter ottenere, anche applicando la "brute force", in un tempo ragionevole, l'elenco completo di tutti gli anagrammi e, poi, tra questi, individuare il messaggio nascosto. Per risolvere il problema, quindi, si deve necessariamente conoscere in anticipo la sequenza numerica esatta delle lettere o, in alternativa, avere la possibilità di ricavarla con lo stesso algoritmo che, all'epoca, era stato utilizzato dal codificatore: metodo che potrebbe essere uno dei tanti sistemi crittografici come il cd. "passo del cavallo" od i "quadrati magici" od altro ancora.

I segnali lasciati per arrivare alla decifrazione del messaggio nascosto possono, ovviamente, essere stati codificati con la strana forma, la posizione inusuale, il cambio delle lettere od il troncamento delle parole; tutto, poi, potrebbe essere stato maledettamente complicato con un mix di tecniche diverse ed altri indizi ancora essere stati occultati altrove.
Alcuni esempi sui sistemi, forse utilizzati, ma non di facile individuazione, possono essere dedotti dalle seguenti tracce:

  • la freccia, incisa sulla lapide orizzontale "PS" e "PRAECUM", sembra voler indicare che le due parole debbano formano tutt'uno con quelle della lapide verticale per definire il testo da utilizzare;
  • i soli numeri indicati, ed in parte modificati, nella lapide verticale, sembrano dare un'altro segnale, quello del numero delle lettere che avrebbe dovuto costituire la lunghezza del testo nel messaggio segreto: S(O)IX = 6 + SEPT = 7 + XVII = 17 + JANVIER = 1 + MDC0 = 16 + LXXXI + 81 = 128;
  • il troncamento di alcuni termini, invece, sembra nascondere l'ulteriore indicazione sul numero delle parole che si sarebbero dovute utilizzare nel messaggio nascosto: infatti, il testo giusto inciso sulla lapide verticale è formato da 26 parole che però, dopo il troncamento, diventano 29 e, cioè, il numero esatto di quelle usate per il messaggio segreto.

In effetti tutti questi segnali hanno anche il pregio di andare univocamente nella stessa direzione e, cioè, di indicare la trasformazione principale che si sarebbe dovuta eseguire sul testo appena individuato: L'ANAGRAMMA.
Anche se le deduzioni or ora fatte appaiono giuste (col senno di poi!) esse non semplificano, in modo significativo, il lavoro di ricerca: la soluzione completa del problema rimane pur sempre difficile e lontana.

Un'ulteriore considerazione, poi, deve essere svolta sulla strana ed equivoca parola "CATIN" che l'anonimo autore ha formato congiungendo le ultime tre lettere della parola REQUIESCAT con la particella IN.
Maria Maddalena - Bernardo Luini, 1525 Non ci sembra proprio possibile accettare che il termine sia stato usato, nel testo funerario, con il senso volutamente offensivo ("prostituta") che, alcuni ricercatori, hanno creduto, invece, dovervi riconoscere, a loro dire, forti anche di un'altra traccia, presente nel nome stesso della famiglia "HAUTPOUL" ("alta gallina"), indicativa della stessa antica professione.

è stato sì chiarito che il termine sarebbe stato usato per indicare che nella tomba era stata sepolta una persona diversa dalla marchesa de Negre e, cioè, di quella MARIA MADDALENA riconosciuta dalla Chiesa Cattolica come la peccatrice redenta dal Cristo; ciononostante rimane pur sempre strano e di molto cattivo gusto che un sacerdote (se, in questo vi si vuol scorgere l'opera di BIGOU) abbia utilizzato un termine così spregiativo; al contrario, ciò sarebbe potuto accadere solo da parte di chi, diversamente dall'abate, avesse avuto in animo di voler offendere la memoria della marchesa.

Sarebbe opportuno, quindi, rivolgere l'attenzione anche agli altri possibili significati della parola "CATIN" che, ad esempio, può indicare anche un:

  • bacile, bacinella, catino, recipiente di fonderia;
  • copertura per il dito ferito;
  • bambola di stoffa;
  • ragazzina di campagna;
  • nome femminile di persona, abbreviazione di "CATERINA";
  • cognome diffuso ed antico.