Intoxication

Le due note pergamene che si volevano ritrovate da Saunière, sono ritenute, allo stato attuale, dei "falsi moderni" in conseguenza della pretesa assoluta certezza della loro materiale formazione da parte del marchese de Chèrisey. Questa riscrittura della storia, però, non è che l'eco delle notizia da tempo circolante all'estero fino a quando, poco a poco, è stata fatta acquisire definitivamente per buona alla platea italiana degli "aficionados", appassionati seguaci e lettori italiani della vicenda renniana. Per capire come sia stata raggiunta questa "verità" e su quali dati sia basata bisogna risalire ad esaminare le fonti operando una sintesi delle varie ipotesi tratteggiate su quest'aspetto dal primo libro apparso ad oggi nella produzione letteraria, in lingua italiana, sulla vicenda di Rennes-le-Chateau.

1982

Il Santo GraalÈ questo l'anno in cui l'editoria italiana s'interessava, per la prima volta al "mystero" di Rennes, con la pubblicazione del best seller "Il Santo Graal" ("The Holy Blood and the Holy Grail",1982) degli inglesi Baigent, Leight e Lincoln. Nel libro non c'era ancora alcun accenno all'asserita "falsità" delle pergamene ed al nome del presunto "falsario" nonostante che, almeno uno dei suoi autori, Lincoln, fosse stato a conoscenza di tale possibilità da diverso tempo.

1996

L'Eredità messianica Sulle tracce del GraalSe non teniamo conto di alcuni articoli su riviste di esoterismo e di misteri o di alcuni noti fumetti, in cui la storia di Rennes riceveva un'attenzione di breve respiro, seguiva un lungo silenzio su questo tema che veniva interrotto con la pubblicazione de "L'Eredità messianica" ("The Messianic Legacy", 1986), libro che, però, era apparso in lingua originale ben dieci anni prima, uscito sempre dalla penna degli stessi autori di "The Holy Grail".

Qui i riferimenti alle pergamene si facevano più concreti ed interessanti. L'aspetto più importante riguardava un dato più specifico poiché veniva reso noto come gli autori avessero ricevuto informazioni specifiche sulle pergamene nell'incontro con Pierre Plantard nel 1979. Più in particolare, il Priorato di Sion aveva lasciato filtrare il contenuto ed i codici cifrati delle pergamene che, però, erano dei "falsi" costruiti da de Chérisey. Nel maggio del 1983, poi, in un altro colloquio, Plantard aveva ripreso l'argomento con l'aggiunta di maggiori dettagli: il "falso" era stato costruito con copie tratte da un originale vero; da un'unica pergamena antica, recante un testo su entrambi i lati con un messaggio in codice, erano state ricavate copie separate, manipolate con aggiunte fatte da de Chérisey e la cui riproduzione dall'originale non era stata riportata in scala [1]

Lincoln, poi, aveva di nuovo diffuso questa notizia, nel 1991, in "The Holy Place" la cui traduzione italiana veniva pubblicata solo molti anni più tardi ("Il Luogo Sacro", 2006). Era questo, infatti, il libro interamente dedicato dallo scrittore inglese alla nota ricostruzione ed interpretazione degli indizi grafici nascosti nelle due pergamene e costituiva la sua personale decodifica di un diverso, nuovo occulto messaggio da lui stesso trovato, divenuto noto come la "geometria nascosta" e dove, in buona sostanza, le pergamene venivano considerate alla stregua di mappe. In un breve passaggio di poche righe, Lincoln ricordava il colloquio del 1978 (in realtà 1979) nel quale Plantard gli aveva confidato che le pergamene erano state realizzate negli anni cinquanta da de Chérisey anch'egli presente all'incontro (pagg. 15/16).

In Italia il primo ad occuparsi, in ordine di tempo, dell'attendibilità dei documenti del Priorato e delle pergamene, era stato il dr. Introvigne [2] ed il suo ingresso ufficiale in questa storia era stata originata dalla pubblicazione di un articolo sulla rivista francese di studi sull'esoterismo - Politica Hermetica [3] - i cui autori, peraltro, lo avevano chiamato direttamente in causa. Infatti il suo primo articolo su Rennes-le-Chateau appariva nel settembre 1996 su l'Avvenire e, poco dopo, veniva riproposto in Cristianità "Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal" [4], come recensione al lavoro di Bizzarri e Scurria, primo libro di autori italiani sull'argomento [5]. Lo stesso articolo di Introvigne veniva poi integralmente ripreso, nel 1998, da Umberto Eco ed altri ne " Il Santo Graal" [6].

Sulla base di quanto affermato in Politica Hermetica e da Bizzarri, Introvigne riprendeva, per la prima volta, la tesi, nota all'estero, dell'inattendibilità dei contenuti negli scritti depositati alla Biblioteca Nazionale di Francia e della "falsità" delle pergamene, anche se per lui, l'unico falsario era Plantard con le sue manie per la genealogia, la dinastia merovingia ed il Priorato di Sion. Nulla, infatti, veniva ancora detto sull'identità del presunto autore delle pergamene nonostante che, nel libro di Bizzarri, tutto era già stato rivelato: in sole sei righe, costituenti l'unico e totale riscontro alla presupposta "falsità" delle pergamene, era stata riportata, per la prima volta in Italia, la notizia e l'identità del presunto "falsificatore": il marchese Philippe de Chèrisey (pag. 54).

1997

Alla ricerca del sepolcroIn "Alla ricerca del sepolcro" ("The Tomb of God, 1996") di Andrews e Schellenberger, gli autori, seguendo la ricostruzione grafica fatta da Lincoln nel 1991, ampliavano la teoria degli indizi grafici nascosti nelle due pergamene/mappe, scoprendovi una nuova "geometria nascosta" che, a loro dire, doveva condurre al luogo - il monte Cardou - dove sarebbe stato sepolto Gesù. Diverse pagine del libro erano dedicate all'analisi delle pergamene e gli autori avevano concluso con la loro adesione alle dichiarazioni fatte nel 1979 da Plantard agli autori di "The Messianic Legacy" e, cioè, che le copie in possesso di de Chérisey erano trascrizioni moderne e manipolate tratte da più antichi originali (pag.154/164).

2000

L'Enigma dell'oro scomparso Il codice segreto della CroceIn "L'Enigma dell'oro scomparso - Dal tesoro dei templari al potere nazista" ("Web of Gold", 2000) di Guy Patton e Robin Mackness, libro ricco di nuove notizie e collegamenti sulla storia di Rennes, si faceva cenno solo marginalmente alle pergamene in quanto gli autori gli dedicavano poche righe: "la scoperta di Saunière .. nella cripta ha fatto nascere molte ipotesi su che tipo di informazioni esse contenessero ed anche sulle azioni di Saunière in seguito alle sue scoperte. .. l'origine delle copie di cui parla de Sède è in dubbio. Su queste basi, molti hanno liquidato questi documenti come fabbricazioni prive di valore."

Nello stesso anno veniva dato alle stampe anche "Il codice segreto della Croce" ("Key to the Sacred Pattern, 1997"), dove Lincoln, in via autonoma, riprendeva le notizie che aveva già trattate nei suoi precedenti libri - quelle cioè, ricevute nell'incontro del 1979 con Plantard - approfondendole e soffermandosi in particolar modo sulle modalità della confezione del presunto "falso" da parte del marchese de Chérisey (pagg.132-138).

In quest'anno avveniva l'ultima saldatura nel Rennes pensiero, con l'associazione ad Introvigne, sulla tematiche di Rennes e, in particolare, sulle presunte "falsità" perpetrate dal trio francese, anche di Mariano Tomatis volgarizzatore, in Italia, della vicenda di Rennes-le-Chateau e membro attivo del CICAP [7], prestigiatore ed illusionista [8].

2001

Il codice Arcadia Il segreto di Berenger SaunièreComparivano "Il Codice Arcadia", degli inglesi Blake e Blezard ("The Arcadian Cipher", 2000) e "Rennes le Chateau: il segreto di Bérenger Saunière" di Giorgio Baietti. In entrambi i libri non c'era nessun accenno alla supposta "falsità" delle pergamene così come al nome dell'autore della presunta falsificazione.

2003

L'enigma di Rennes le Chateau Il codice Da VinciSolo nella successiva riedizione ampliata del libro, "L'enigma di Rennes le Chateau, I Rosacroce e il tesoro perduto del Graal", Baietti, più cauto sul problema, si limitava ad un vago riferimento alla possibile "falsità" delle pergamene senza però indicare il nome del presunto "falsario".
Per la Mondadori (1a ed., novembre) usciva il quarto romanzo thriller "Il codice da Vinci" ("The da Vinci Code) di Dan Brown. Nel libro, diventato subito un best seller internazionale avendo venduto globalmente oltre 80 milioni di copie, venivano ripresi ed ampliati, nessuno escluso, tutti i temi della storia del mystero di Rennes tratti da precedenti libri anche di altri autori. Il caso più noto, ovviamente, era quello del già citato saggio del 1982 "The Holy Blood and The Holy Grail".

Baigent e Leigh avevano, quindi, citato Dan Brown in tribunale per plagio, ma l'Alta Corte di Giustizia di Londra lo assolveva affermando che "la Storia, quella con la esse maiuscola, non si può copiare perché è un patrimonio comune.". Dopo il grande successo del romanzo ne veniva anche realizzato un film diretto da Ron Howard e distribuito dalla Sony Pictures Entertainment, uscito in contemporanea nelle sale di tutto il mondo il 19 maggio 2006.

Le notizie sul mystero di Rennes venivano riprese ed esaminate, in maniera organica, da Tomatis e dai suoi collaboratori che svolgevano numerose ricerche i cui risultati affluivano nel sito web RENNES-LE-CHATEAU.it e discusse nel collegato forum [9].
Dall'uscita del libro di Dan Brown ad oggi sono stati scritti molti articoli sulle asserite falsità che sarebbero contenute nel Codice da Vinci [10]. Alcune di queste critiche, riprendendo temi cari alla vicenda di Rennes, si appuntavano anche sui documenti depositati alla Biblioteca Nazionale di Francia e sulle pergamene.

2004

L'universo magico di Rennes le Chateau Il mistero di Rennes le Chateau Rennes le Chateau: un'inchiesta Rennes le Chateau: una decifrazione Il tesoro scomparso di Rennes le ChateauAll'inizio dell'anno appariva un altro articolo di Introvigne, dove veniva ripresa in breve la storia del paesino francese ai piedi dei Pirenei e la vicenda della "falsità" dei documenti ma era qui che lo studioso torinese faceva ora anche il nome del presunto "falsario": il marchese de Chèrisey [11].

Ne "L'universo magico di Rennes-le Chateau" di Volterri e Piana, gli autori, con taglio decisamente fuori dall'ordinario, si interessavano ai collegamenti ed a storie simili a quella di Rennes, in Italia, per cui la problematica delle pergamene non veniva proposta e quindi, neppure menzionata una qualche ipotesi sulla loro non autenticità.

Invece, ne "Il mistero di Rennes-le-Chateau: Nuove ricerche, nuove ipotesi" di Kircher Fabrice e Daniel ("B.A. - B.A. Rennes-le-Chateau, 2003), a dispetto delle tanto reclamizzate novità nel titolo del libro, si ritrovavano, al loro riguardo, solo le già note, vecchie e ritrite ipotesi sulla "falsità" dei documenti, peraltro riproposte con molte inesattezze: i due documenti erano stati affidati a de Sède da un certo marchese de Chérisey che era stato, lui stesso nell'ottobre del 1973, a svelare il messaggio segreto che vi era stato nascosto seguita poi dalla sua "confessione": i "veri documenti" erano scomparsi ed il marchese stesso aveva invece consegnato a de Sède un documento cifrato conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia (pag. 37/38).

In soccorso di Introvigne, supplendo alla sua originaria dimenticanza ed operando così tra tutti loro un'altra saldatura sul Rennes pensiero, erano venuti anche gli autori italiani di "Rennes le Chateau: un'inchiesta" e di "Rennes-le Château una decifrazione. La genesi occulta del mito", libri dei quali lo studioso torinese aveva curato la prefazione.

Sia Francesco Garufi che Mario Arturo Iannaccone vi riprendevano la maggior parte degli aspetti già noti anche al loro recensore ed all'onnipresente Tomatis. Nel complesso, nei due casi, la ricostruzione della vicenda di Rennes si rivelava più piena e corposa, più sofisticata anche per il riferimento delle nuove ricerche fatte da autori stranieri riprese e fatte proprie, con contributi diversi, dai due autori italiani. Il libro di Garufi scorreva leggero, anche se non erano condivisibili tutte le sue abbondanti assicurazioni sulle presunte "falsificazioni" derivanti dell'accettazione supina dell'alquanto improbabile se non inveritiera "confessione" fatta da de Chérisey (pagg. 88/91). Il finale, poi, era ancor più stupefacente quando, cioè, l'autore disvelava il segreto - assai triste - di Saunière: tanto rumore per nulla!. Il libro di Iannaccone, invece, avrebbe necessitato di una rilettura più attenta che avrebbe consentito l'eliminazione di molte delle inesattezze che vi abbondano in particolare, per quel che riguarda dossiers e pergamene, nei capitoli quarto e quinto [12].

Ne "Il tesoro scomparso di Rennes-le-Chateau - Un mistero risolto, dal tempio di Gerusalemme ai cavalieri templari" di Putnam e Wood ("The Treasure of Rennes-le-Chateau, 2003") gli autori operavano una ricostruzione dei fatti relativi alle pergamene con molto scupolo riportando tutte le informazioni e le notizie che già erano state di Baigent, Leight e Lincoln senza introdurre particolari novità.

2005

Rennes le Chateau e il mistero dell'abbazia di Carol Rennes le Chateau porta dei misteri Rennes le Chateau dal vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete Segreti misteri e bugie Gli Illuminati e il Priorato di SionMentre in "Rennes-le-Chateau ed il mistero dell'abbazia di Carol" di Volterri e Piana non c'era nulla al riguardo delle pergamene, in "Rennes-le-Chateau porta dei misteri" di M. Barbetta si trovava solo un vago riferimento a tale aspetto:

"Dopo attente verifiche e successive decrittazioni, da una delle pergamene ritrovate da Saunière .. è stata ottenuta una frase .. anche se sono in molti a nutrire dei dubbi sull'autenticità di questi documenti." (pag. 127)

Invece Bizzarri, che era stato assai sintetico sull'argomento nel suo primo libro del 1996, in "Rennes-le-Chateau dal Vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete" riprendeva con maggior vigore l'aspetto della presunta "falsità" delle pergamene riportando una serie di notizie, ora imprecise ora errate, rilevate dai libri di vari autori stranieri (pagg. 13/19). Ciononostante, in contrapposizione a quanto aveva scritto poche pagine prima, l'autore riporta, per primo in Italia, la notizia importante e, cioè, che l'analisi della decrittazione del messaggio nella pergamena grande - spiegata dal marchese nel suo "Circuit" - era incompleta ed errata così com'era stato già da tempo (1973) dimostrato da un ricercatore attento qual'era stato il contrammiraglio G. Cagger (pagg. 46/48).

Anche in "Segreti, misteri e bugie. Le fonti occulte del Codice da Vinci", J. Bedu non perdeva occasione per scagliarsi, con molto livore contro Plantard e de Sède reputando il primo una sorta di imbroglione dell'occulto ed il secondo un "ingenuo o troppo avido" personaggio. Nel libro erano riprese le solite notizie sulla presunta "falsità" dei dossiers e delle pergamene che, secondo un cliché ormai consolidato, erano state fabbricate da de Chérisey su una quanto meno improbabile commissione fattagli ed il tutto - ovviamente - basato sulla solita "confessione" fatta dall'ineffabile marchese (pagg. 184/190).

Usciva, infine, "Gli Illuminati e il Priorato di Sion" di Introvigne dove l'autore ripresentava il suo "pot-pourri" pieno di allusioni, ipotesi e supposte nuove ricerche che erano state dei precedenti suoi "affiliati" con le loro ricostruzioni della vicenda non prive di inesattezze ed errori. La tesi, infatti, rimaneva sempre la stessa: Plantard era stato il grande artefice dei falsi, i dossier e le pergamene erano tutti dei falsi e la certezza si doveva alla "confessione" - a suo dire piena e, soprattutto, veritiera - di tutti i personaggi coinvolti nella vicenda, in ultimo dello stesso Pierre Plantard che aveva tutto predisposto con la complicità diretta od indiretta di de Chérisey, di de Sède e di quant'altri avventurieri francesi od inglesi che gli si erano, di volta in volta presentati nel tempo, per derubarlo della sua invenzione del Priorato di Sion! (pagg. 128/131 -154/164).

In un successivo articolo, poi, Iannaccone ripeteva la sua ricostruzione dei fatti e, cioè, che la storia di Rennes aveva avuto tre fasi delle quali, la seconda, svoltasi tra gli anni cinquanta e settanta, era quella segnata dalla presenza del trio di scrittori e avventurieri francesi: Pierre Plantard, Gérard de Sède, Philippe de Chérisey, i cd. "trois mosquetaires", maniacali autori di ogni tipo di falso, concludendo con la stupefacente scoperta che era:

" .. assodato che il Priorato di Sion - il presunto, millenario, custode dei "segreti terribili" - sia stato un piccolo gruppo d'agitatori il cui capo voleva presentarsi come l'ultimo esponente della dinastia dei Merovingi. Tutti i presunti segreti presentati dal gruppo si basano su una complicato disegno di intarsi letterari e storici, falsificazioni, mezze verità e invenzioni che una macchina culturale insolitamente compiacente ha diffuso soprattutto da circa cinquant'anni a questa parte." [13]

2006

Il luogo sacro La missione del Priorato di Sion Indagini su Rennes le ChateauQuest'anno registrava l'ultima pubblicazione in Italia sull'argomento dovuta alla penna degli autori inglesi Piknett e Prince e, cioè, la traduzione italiana di "The Sion Revelation" ("La missione del Priorato di Sion"). Varie pagine del libro erano dedicate all'esame dei dossier e delle pergamene (pagg. 190/200) e per quest'ultime v'era la propensione degli autori - seppur con qualche dubbio - a credere che fossero "false" e prodotte su commissione da de Chèrisey.

Compariva, inoltre, il primo numero della rivista INDAGINI SU RENNES-LE-CHATEAU (2006-2008) curata da Mariano Tomatis, una raccolta di articoli relativi a numerose ricerche condotte e svolte con la partecipazione di vari collaboratori. L'asserito taglio "scientifico" dato a questi lavori presentava, però, talvolta dei cedimenti come, ad esempio, nel caso della presunta "falsità" dei documenti e delle pergamene, in cui non veniva fatto altro che riproporre in termini nettamente negativi la loro non autenticità, "assoluta certezza", però, acquisita sulla base di considerazioni del tutto acritiche ed in qualche caso fuorvianti.

Dal breve excursus fatto sulle fonti, quindi, non risulta che nessuno in Italia (all'estero isolati tentativi) si sia preso la briga di evidenziare e rendere fruibile al vasto pubblico che i pretesi ritrovamenti dei due testi utilizzati per fare le copie e la pretesa "confessione" di de Cherisey nulla tolgono ad una possibile autenticità, anche di contenuti, delle pergamene. Infatti, è evidente che i due documenti possono non essere "originali": in senso materiale per essere, forse, solo delle copie; in quello temporale perché non sono riferibili all'epoca storica attributagli, per lo stile scrittorio usato, onciale o semionciale che sia, e dove, dopo il loro esame paleografico, non possono certo esservi collocate.

Tutto questo non esclude, però, che possano essere state fatte in epoca sì successiva - utilizzando antichi stili di scrittura per farne una copia, forse d'uso personale - ma la loro datazione potrebbe essere più antica rispetto alle date editoriali dei due libri dai quali si suppone siano stati tratti i due brani evangelici (Codex Bezae, Novum testamentum ..). Militano, al riguardo, numerosi indizi che possono essere desunti da un esame attento delle due pergamene.

Nessuno, peraltro, ha cercato di dare una spiegazione del perché siano stati utilizzati proprio quei due passi dei vangeli di Luca e Giovanni e perché essi stessi siano stati presi da due codici particolarissimi, poco noti, ed in uso solo agli specialisti. Se, poi, le copie delle pergamene sono recenti, come viene sostenuto, sarebbe stato di sicuro più facile riprenderne il testo da una versione corrente della Bibbia o del Nuovo Testamento come ad esempio la nota Vulgata, ancora molto in voga con edizioni stampate a livello mondiale. Infine, se è anche vero che il testo della pergamena grande è stato ripreso da un testo stampato in Inghilterra (1889) con edizioni successive sino a quella proposta dal Tomatis del 1950, c'è da capire come mai l'ineffabile marchese abbia riempito la pergamena con così tanti errori il testo latino, alcuni dei quali veramente strani per un uomo che si considerava un esperto e, forse, tutto ciò sarebbe potuto accadere nel caso in cui si fosse avuto sotto mano un antico documento magari di difficile lettura o parzialmente corrotto che, però, si voleva riprodurre conservando con esattezza gli errori fatti dal suo primo estensore.

Non risulta neanche che siano state fatte, né tantomeno pubblicate perizie ed analisi recenti sulle pergamene e sul loro relativo testo, e non solo di quello dei Vangeli, anche dopo la pubblicazione di "Pierre e Papier" di de Cherisey, a parte il modesto (a mio avviso) contributo apparso sulla rivista di Tomatis.

Infine, niente è stato fatto per chiarire quale fosse stata la necessità - nell'economia documentale della vicenda Rennes - dei due manoscritti: la prima pergamena, quella con il messaggio su Dagobert, non sembra avere alcuna evidente relazione con la più grande che, a sua volta, è stata utilizzata per nascondervi un messaggio che, però, era già stato occultato su un altro manufatto, quello certamente più antico e sicuro: la lapide sulla tomba della marchesa de Negre.

Troppe sono le domande non fatte e quindi senza risposta ed è quindi necessario, per ristabilire la verità dei fatti, approfondire tutti gli interrogativi messi in evidenza.



Note

[1] L'Eredità messianica, Marco Tropea editore, 1996 (pag. 231-233)

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[2] Massimo Introvigne

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[3] Rennes le Château: quelques questions posées par un "mythe agglutinant", in Politica Hermetica, n. 9, 1995, pp. 194-208

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[4] Cristianità n. 258 (1996): tratto dall'articolo senza note e con il titolo redazionale "Francia, caccia all'ultimo Graal", in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, anno XXIX, n. 229, 27-9-1996, p. 18.

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[5] Mariano Bizzarri e Francesco Scurria, Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell'immortalità. Il mistero di Rennes Le Château, con una prefazione di Michele Del Re, Mediterranee, Roma 1996, pag. 54.

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[6] Umberto Eco, Massimo Introvigne, Marina Montesano, Il Santo Graal, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 1998: IX. Dalla farsa alla tragedia, pag. 147-159 (cfr.anche il successivo articolo "Umberto Eco commenta il processo a Dan Brown") e riproposto in vari siti, ad esempio:
Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal
"Codice Arcadia": un nuovo capitolo della saga di Rennes-le-Château.

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[7]

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[8] Mariano Tomatis - wonder injector

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[9]

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[10] Contro il codice da vinci: raccolta di articoli riguardanti il "Codice da Vinci". Un dossier di circa 100 pagine in formato .doc zippato creato appositamente per agevolare la consultazione offline.

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[11] Articolo pubblicato su "Crisis Magazine" con il titolo "Dismantling the Da Vinci Code"
Articolo comparso con il titolo "Il Codice Da Vinci" in "il Timone. Mensile di formazione e informazione apologetica", anno VI, n. 31, Fagnano Olona (Varese) marzo 2004, pp. 47-49.

L'articolo è stato riproposto nel sito ufficiale del CESNUR Le tesi del dr. Introvigne sono state acriticamente riprese in vari siti di orientamento religioso, come ad es.:

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[12] Cap. IV, "Nascita del Priorato di Sion - L'oste, lo scrittore ed il marchese"; cap. V, "Mitologia del Sang Réal: Una storia per la nuova era".

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[13] Il mistero e il mito di Rennes-le-Château Mario Arturo Iannaccone. Pubblicato su Scienza e Paranormale n.59. Mito e mistero di Rennes le Chateau. Un secolo di giochi letterari e polemiche storiche, Gen.Feb 2005.

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